una lama di luce
L'Aquila, ITALY 6 aprile 2009, alle 3:32 una violenta scossa di terremoto colpisce l'Abruzzo. Sono circa diecimila gli edifici danneggiati, 309 i morti. A L'Aquila è la distruzione di un centro storico di eccezionale bellezza, ma non solo: è l'annullamento della vita sociale, della quotidianità di un popolo. 6 Aprile 2014, sono trascorsi 5 anni. C'è una frase che fotografa l'attuale stato d'animo degli aquilani: “la cosa che spaventa più del terremoto è il dopo terremoto”. L'Aquila non la conoscevo, l'ho vista per la prima volta nel 2014, mi hanno detto che era bellissima. Inizialmente ho visto i cantieri, sono circa 300 nel centro storico, più altri 100 per i beni architettonici e artistici. Praticamente ovunque. Ho visto operai, movimento di gente, negozi aperti, passeggio, vita. Poi mi sono allontanata dal corso Vittorio Emanuele e ho camminato nelle vie deserte della ricostruzione e ho percepito una strana situazione, un punto di equilibrio tra morte e vita. L'Aquila come luogo virtuale, terra di nessuno eppure di tutti. Di nessuno perché vuota, di tutti perché accessibile, cancelli aperti, porte socchiuse, scale che invitano a salire, stanze inanimate dove il crollo ha congelato in un quieto ordine-disordine che si lascia esplorare in silenzio. E ovunque una finestra che lascia entrare la luce del sole, come un segnale di vita ininterrotto. Il passaggio del tempo è un pensiero complesso che fatico a sovrapporre a ciò che appare ora ai miei occhi. Una lama di luce è il mio viaggio nella rinascita aquilana, in un luogo sospeso nel silenzio e nella solitudine ma aperto alla luce, in attesa della nuova stagione.